Sophia Loren, la diva che fa sognare Hollywood - MFFashion.com

2022-07-23 01:42:33 By : Mr. Jimmy Lai

Come lei nessuna mai. Sarà per quel suo viso bellissimo che è diventato il suo marchio distintivo, dal profilo importante che ha sempre rifiutato di ammorbidire e con quei suoi occhi da gatta esasperati da passate generose di mascara. Sarà, anche, per quella sua personalità indomita e dolcissima, che ha conquistato gli uomini più belli del mondo con assoluta noncuranza perché lei, il suo grande amore, se l’è sposato contro tutto e tutti e gli è rimasta fedele per una vita intera. O forse sarà per quei fotogrammi iconici, fermati per sempre nell’immaginario collettivo grazie ai quali si è costruita il mito dell’attrice prediletta dal cinema d’autore, in madrepatria come negli States, imperitura essenza dell’italianità nel mondo.

Sophia Loren nel film La vita davanti a sé

Comunque sia, ieri oggi e domani sono da sempre tutti pazzi per Sophia Loren, sogno erotico di intere generazioni e protagonista di una vita che, con buona pace della settima arte, è stata avventurosa e ricca di suo, a cominciare da un incipit tanto fortunoso quanto sorretto da una voglia di rivalsa che vedeva nel palcoscenico un modo come un altro per fuggire alla fame. Regina di Hollywood e protagonista della filmografia più accattivante del Belpaese; signora delle cover patinate al di là e al di qua dell’oceano, la Loren ha stregato attori, registi e persone comuni con quel suo mix incredibile di bravura e di bellezza che il tempo sembra non avere sfiorato; madre presente di due figli amatissimi, leggendaria per la determinazione e per l’inflessibilità caratteriale che l’hanno condotta a ritagliarsi un posto nel firmamento delle stelle mondiali dove non ha mai smesso di brillare.

La locandina di Una vita davanti a sé

Ne ha fatta di strada la ragazzina allampanata di Pozzuoli, vittima degli scherzi dei compagni di scuola che non le perdonavano il fatto di essere cresciuta senza padre da una madre bizzarra con i capelli biondi ossigenati, con la quale divideva lunghi pomeriggi nelle sale cinematografiche del paese, sognando di andarsene ma soprattutto di trovare un modo per sfuggire alla morsa che le stringeva lo stomaco. E oggi, il cinema non ha ancora smesso di considerare Sophia Loren una delle migliori interpreti in circolazione tanto che il New York Times l’ha inserita nella shortlist delle migliori attrici del 2020. Per la pellicola diretta dal figlio Edoardo Ponti, La vita davanti a sé, - adattamento dello splendido romanzo di Romain Gary - con la quale, invecchiata e dimessa, è tra le favorite alle nomination per l’Oscar 2021, certamente, ma anche perché nessuna è mai riuscita a eguagliare quella sua carica drammatica e sensuale insieme, quel suo porsi in maniera feroce tra le mani dei registi più celebri fino a plasmare i personaggi che interpretava direttamente sulla sua pelle e sulle sue curve sinuose, forte di un talento e di una leggerezza che le hanno fatto attraversare gli anni a cavallo dei due secoli da vera icona del cinema mondiale.

Sophia Loren nel film La vita davanti a sé

Non l’avrebbe immaginato Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, romana di nascita (1934) ma campana d’adozione, che il successo le avrebbe cambiato a tal punto la vita. Ma lo sperava la madre, Romilda Villani, che si era trasferita a Pozzuoli dopo essere stata sedotta e abbandonata da un uomo, Riccardo Scicolone, il cui contributo al ménage famigliare si era limitato a un mazzo di fiori, al riconoscimento della paternità della piccola Sofia e a niente più. Romilda, che era tenace e bellissima (da giovane aveva vinto un concorso come sosia della divina Garbo ma aveva rinunciato a volare negli Usa per farle da controfigura), non si perse d’animo e traghettò Sofia e la sorella minore Maria nei vicoli dei Campi Flegrei attraversati dall’odore salmastro e da un’endemica povertà, luoghi che la sagoma del vulcano non proteggeva dagli implacabili bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Era un’infanzia tipicamente italiana vissuta all’insegna della miseria quella della piccola Sofia che combatteva la fame a colpi di film hollywoodiani per i quali rinunciava anche a mangiare pur di passare ore intere nella sala cinematografica del paese facendosi avvolgere dalle malie del grande schermo e da quella esistenza sognata che pareva una chimera.

Una scena del film La vita davanti a sé

Perché la realtà erano le bombe, gli stenti; era la ricerca spasmodica di un rifugio sicuro: emozioni drammaticamente forti che, anni dopo, l’attrice fece rivivere intensamente in buona parte della sua filmografia.  Dalla disperazione della madre pronta a tutto pur di difendere la figlia dalla guerra ne La Ciociara, alla paura dei bombardamenti a pioggia sul soffitto del bordello nel quale si nasconde la prostituta di Matrimonio all’italiana. La vita imitava l’arte più di quanto l’arte non imitasse la vita, in buona sostanza.

Le variabili, però, erano date dalla straordinaria avvenenza della giovane Sofia da una parte e dal desiderio di riscatto della madre dall’altra, che portò la figlia appena quindicenne a Roma sul set del colossal Quo vadis, nel quale fecero entrambe le comparse. Una parentesi dorata che non si esaurì perché Sofia, che nel frattempo era diventata un’habitué dei concorsi di bellezza, nel 1950 vinse la fascia di Miss Eleganza, l’anticamera per i primi impegni sul set dei fotoromanzi e, soprattutto, per le prime apparizioni cinematografiche. Lontana dai canoni estetici di quegli anni, che prevedevano bionde chiome alla Marylin, il nasino alla francese di Brigitte Bardot e la pelle candida di Grace Kelly, Sofia aveva un naso importante, grandi labbra e capelli selvaggi, con un fisico da pin up e una carnagione olivastra che rappresentavano una femminilità diversa e alternativa. Ma il cui impatto fu decisamente forte tanto che, in un solo anno, la giovane Scicolone collezionò quindici parti in altrettante pellicole e, contemporaneamente, affiancò il presentatore Corrado nella conduzione del varietà radiofonico Il Rosso e il nero.

Sophia Loren nel film La vita davanti a sé

Non paga, per non rimanere ancorata agli stereotipi tricolori e presentarsi in maniera più internazionale, la giovane ascoltò il consiglio del produttore Goffredo Fofi e cominciò a farsi chiamare Sophia Loren, in un ideale richiamo al cognome dell’attrice svedese Marta Toren, allora celeberrima. Mentre il suo nome affiancava sulle locandine quello dei più grandi attori del tempo (Alberto Sordi come Walter Chiari e perfino Totò che si innamorò, non ricambiato, di lei), Sophia fece due incontri fondamentali che influenzarono radicalmente il corso della sua esistenza. Sul set di Anna conobbe Vittorio De Sica, che divenne uno dei suoi migliori amici, oltre che regista dei suoi film più di successo, mentre nel 1951 venne notata dal produttore Carlo Ponti, all’epoca sposato e padre di due figli, suo futuro marito e compagno di una vita, che la fece diventare Sophia Loren. «Gli devo tutto, mi ha insegnato tutto», finanche l’amore dato che, sotto gli occhi di un’Italia bacchettona e scandalizzata, i due si innamorarono perdutamente e andarono a convivere per poi sposarsi per ben due volte, infischiandosene delle malelingue e dei cliché.

Una foto dal backstage del film La vita davanti a sé

La verità è che l’amore era solo un effetto collaterale delle doti eccezionali, bellezza inclusa, che il produttore aveva ravvisato nella giovane attrice che, appena 23enne, trovò in Carlo quella figura paterna che gli era sempre mancata e che ricambiò la fiducia che lui le aveva accordato conquistando definitivamente il mondo del cinema che contava. Con Due notti con Cleopatra al fianco di Alberto Sordi ma soprattutto con L’oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica in cui il personaggio della pizzaiola napoletana Sofia, cucito addosso alle sue forme prorompenti, si rivelò la sua vera fortuna. La gente cominciava a riconoscerla per strada; i ruoli che le proponevano furono via via sempre più di rilievo; la rivista a stelle e strisce Life le dedicò la prima di una lunga serie di cover e il sodalizio con De Sica, che l’avrebbe diretta in altri sei film, fu fecondo e le spalancò le porte di Hollywood.

Nello stesso anno la Loren aveva diviso il set di Peccato sia una canaglia con Marcello Mastroianni inaugurando un altro legame affettivo e artistico che sarebbe durato oltre 40 anni. Ieri, oggi e domani (1963), Una giornata particolare (1977), Matrimonio all’italiana (1964) ma anche l’ironico Pret à porter (1994) sono tra le pellicole che, ancora oggi, meglio rappresentano lo spirito della cultura italiana e, insieme, la potenza di un’attrice inarrivabile. Basti pensare all’indimenticabile spogliarello di Adelina, la venditrice abusiva di sigarette di Ieri, oggi e domani, capace di rendere lo sfilarsi i collant un’arte replicata anni dopo nel film di Altman, per fugare ogni dubbio.

Una foto dal backstage del film La vita davanti a sé

Dubbi che gli americani non avevano tanto che le major facevano carte false per poter godere del privilegio di avere la Loren nei loro film e la convinsero a trasferirsi a Los Angeles, nel 1957, con la promessa che molte parti accanto ad attori di grido, quegli stessi davanti ai quali la giovane Loren bramava da piccola nei cinema di Pozzuoli, la stavano aspettando. In realtà il primo progetto targato Hollywood fu girato in Spagna e non vide la fine a causa della dipartita dal set di uno dei due protagonisti maschili, Frank Sinatra, ma l’altro, Cary Grant, fu importante per la Loren, sia dal punto di vista affettivo che da quello professionale. Fu grazie al fascinoso attore che l’attrice evitò l’etichetta di sex symbol che l’opinione pubblica le avrebbe tranquillamente attribuito e che avrebbe sicuramente dato un corso diverso alla sua carriera. 

Quello stesso Cary Grant che, alla fine delle riprese, la chiese in moglie e che si “accontentò” di una semplice amicizia, cementata sul set di Un marito per Cinzia, in cui la coincidenza volle che la scena delle nozze tra i due fosse contemporanea al vero matrimonio che unì Sophia a Carlo Ponti in Messico. Ma Cary Grant rimase sempre legato all’attrice tanto che fu lui a comunicarle per telefono, qualche anno dopo, la sua vittoria agli Oscar per la sua toccante interpretazione ne La Ciociara. Sophia, che era rimasta in Italia convinta che la preziosa statuetta sarebbe andata ad Audrey Hepburn per Colazione da Tiffany, non ha mai smesso di ricordare la tenerezza dell’amico accompagnata da quell’autentico stupore che la lasciò incredula per giorni.

Uno scatto dal backstage del film La vita davanti a sé

Era proprio questa sua normalità a caratterizzarla e a renderla, per contrasto, tra le dive più amate: le bizze delle star d’oltreoceano erano sconosciute a un’attrice che passava con disinvoltura da registi di grido come Sidney Lumet e George Cukor, al ruolo di madre attenta di Carlo Jr ed Edoardo, i figli che aveva avuto da Ponti. Tutto questo alternando ruoli in inglese a film in italiano, seguendo la scia di altre interpreti nazionali ugualmente famose all’estero che però non erano riuscite a imporsi nel panorama mondiale come avrebbe poi fatto lei.

La sua fama le permise di lavorare con cineasti di prim’ordine – Michael Curtiz (Olympia), Anthony Mann (El Cid), Stanley Donen (Arabesque), André Cayatte (Verdict) e Charlie Chaplin (La contessa di Hong Kong) - e di dividere il set con mostri sacri quali Frank Sinatra, John Wayne, William Holden, Richard Burton, Tony Perkins e il tormentato Marlon Brando.  Ma fu grazie a produzioni italiane che ebbe modo di dispiegare il suo immenso talento e di trasformarsi in leggenda.  Se ancora oggi il sensualissimo mambo di Pane, amore e… rimane tra i video più cliccati su Youtube, la sua figura in shorts e galoche in La donna del fiume di Mario Soldati è impressa nella memoria collettiva come immagine di femminilità dirompente e iconica, cementata poi da ruoli leggendari creati per lei da Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Lina Wertmuller, Dino Risi ed Ettore Scola, solo per citarne alcuni.

Sophia Loren nel backstage del film La vita davanti a sé

E non solo. Perché il successo di pubblico delle pellicole è sempre stato accompagnato dai numerosi riconoscimenti che hanno costellato la sua storia professionale: dal primo, la Coppa Volpi del 1958 per Orchidea nera al poker di premi per La ciociara (Palma d’oro, David di Donatello, Nastro d’Argento, Oscar e Bafta), passando per la Legione d’onore e l’Oscar alla carriera, entrambi nel 1991, più una miriade di premi – tributo al curriculum scintillante di un’attrice il cui nome figura tra le stelle della Walk of fame di Hollywood e che è entrata di diritto nel Guinness dei primati come artista italiana più premiata al mondo.

Ma lei, che oggi abbandona il suo buen retiro di Ginevra solo per occasioni speciali e per progetti particolari, come la sopracitata pellicola diretta dal figlio, ha ispirato intere generazioni di donne che, nella parabola della sua vita professionale e privata, ritrovavano l’essenza del sogno. Amata, acclamata, brava, verace e soprattutto sempre elegantissima grazie alla capacità tipica dei purosangue di trasformare con stile ogni creazione si posasse sulla sua pelle, Sophia è stata ambasciatrice di moda, coltivando una sua signature particolare che non ha mai abbandonato.

Una foto dal backstage del film La vita davanti a sé

«Ogni donna può figurare al meglio se sta bene dentro la propria pelle. Non c’entrano i vestiti e il trucco, ma come si brilla»: questa è formula segreta di una donna che, da Cinecittà a Hollywood, ha saputo imporre il suo talento ma anche la sua bellezza, esaltata dalle firme più celebri. A cominciare da Dior che, nel decennio 50-60, trasformò Sophia Loren nella regina della Dolce vita, con gli abiti creati per lei da Marc Bohan, allora creative director della maison, che indugiavano sui punti di forza del suo fisico sensuale e slanciato. Scollature a cuore e all’americana; gonne a ruota o impeccabili tubini; un tripudio di pizzo e plissé; e poi ancora gioielli a profusione, cappelli e occhiali oversize, acconciature cotonate prima e vaporose poi e quello sguardo felino da sex symbol conturbante e, al contempo, vero.

Maestra di stile oltre che di spettacolo, Sophia Loren ha sempre avuto una propensione per i colori decisi e accesi - rosso, ma anche nero e bianco – e si è fatta interprete favorita delle creazioni degli stilisti italiani più celebri (Valentino, Giorgio Armani, Dolce&Gabbana) che hanno esaltato in maniera ancora più sontuosa il suo carattere iconico. Una carrellata di look passionali dal sapore mediterraneo che sono diventati parte della personalità di una donna che ha sempre detto che il cinema per lei era un sogno e che non ha mai voluto smettere di sognare. (riproduzione riservata)

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