Arte e cultura nella nuova campagna Valentino On Canvas | Collater.al

2022-04-19 07:32:47 By : Ms. Shar Cheng

Un impegno che continua in modo sempre più deciso, quello di promuovere l’arte e la cultura da parte di Maison Valentino e del suo Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli.

Per il secondo anno consecutivo Maison Valentino annuncia la campagna Valentino On Canvas, stavolta in collaborazione con tre pittori di fama internazionale come Giorgio Celin, Emilio Villalba e Oh de Laval, dando loro la possibilità di creare un’opera che reinterpreta la borsa Valentino Garavani One Stud della collezione Valentino Rendez-Vous (nella variante in esclusiva e-commerce), lasciando agli artisti coinvolti una totale libertà creativa.  La borsa Valentino Garavani One Stud trova una sua dimensione personale grazie alla filosofia degli artisti coinvolti, per un’opera d’arte inclusiva, diversa e individuale. 

Pierpaolo Piccioli guarda alla sua comunità continuando a trasmettere quei valori di autenticità e individualità cari alla maison, creando una conversazione con gli artisti su vari canali di comunicazione. Questo approccio rappresenta un nuovo modo di veicolare messaggi grazie ai quali il fruitore arricchisce se stesso di convinzioni e sentimenti. Piccioli è convinto che l’arte sia una lente attraverso la quale si può realmente toccare la natura dei sentimenti più intimi.  Una reinterpretazione dell’iconica Stud che mostra un’ulteriore evoluzione della famiglia Valentino Garavani Roman Stud.

“Nei miei dipinti amo giocare con i vestiti. Provenendo da una famiglia di immigrati/lavoratori, sono sempre stata molto consapevole del potere degli abiti e di come si possa cambiare la prospettiva delle persone su di te solo dalle cose che indossi. Sono stato felice di avere l’opportunità di dipingere uno dei miei personaggi in associazione con un grande marchio come Valentino e di essere il primo colombiano a far parte di questo progetto” – Giorgio Celin.

“L’ispirazione per il mio dipinto per Valentino è partita dalla borsa. Volevo che la composizione sostenesse la borsa pur essendo legata alla mia narrazione generale. I miei dipinti spesso includono soggetti che sono nella mia vita quotidiana, che siano persone o oggetti con cui vivo o cose trovate nelle mie passeggiate quotidiane. Ogni singolo oggetto è stato dipinto con amore e orientato in modo da sostenere il flusso generale della composizione. La ripetizione nel mio lavoro è un tema comune, la maggior parte degli oggetti in quest’opera sono stati dipinti prima, trovo interessante vedere come gli oggetti si evolvono nel tempo, diventando più complessi nella forma o minimi più li dipingo. Mi sento molto fortunato che mi sia stato chiesto di collaborare e sono orgoglioso di essere associato al Valentino” – Emilio Villalba.

“La qualità più importante che la mia pittura e la one stud bag di Valentino Garavani condividono è una forte prima impressione. Poi vengono i colori, i dettagli e il tocco classico. Realizzato appositamente per Valentino su tela – una bella iniziativa che integra moda e arte, il dipinto intitolato “Broken girls blossom into warriors” dovrebbe farvi sentire potenti come indossare la one stud bag di Valentino Garavani. Entrambi sono pezzi che vi faranno pensare a lungo dopo averlo visto” – Oh De Laval.

Ai margini della società globalizzata – quella della sindrome da workaholism – e ai margini del giorno ha sempre vissuto una società che non si è mai posta confini o limiti di alcun tipo. È qui, tra le gente della notte, che dal 2018 al 2021 la fotografa Carolina Lopez ha vagato munita della sua macchina fotografica. 

Carolina Lopez è una giovane fotografa di origini latinoamericane che lavora tra gli Stati Uniti e l’Europa, dove ha preso vita il suo ultimo progetto fotografico “Les Nuits Fauves”. Le donne che popolano la vita notturna di città come Berlino, Praga, Londra, Las Vegas, Parigi e Milano sono le protagoniste dei suoi scatti. 

Con un’estetica super satura e un taglio quasi documentaristico il lavoro di Carolina è un’analisi sulla società consumistica, superficiale ed evidentemente ossessionata dalla moda e dall’estetica. Il flash accecante sella macchina fa luce su alcuni elementi, lasciandone altri totalmente al buio e restituendo quell’aspetto fugace e misterioso della notte. 

Grazie a una campagna di crowdfunding “Les Nuits Fauves” è diventato un libro ed è stato pubblicato dalla casa editrice italiana Selfself Books. Qui sotto potete trovare alcuni scatti del progetto, ma scopritelo per interno sul sito di Carolina Lopez e sul suo profilo Instagram. 

Nella giornata di oggi, giovedì 7 aprile, sono stati annunciati i vincitori del World Press Photo Contest 2022, il concorso di fotogiornalismo e fotografia documentaria al quale hanno partecipato oltre quattro mila fotografi provenienti da 130 paesi. Una giuria ha premiato i migliori scatti realizzati in occasione di reportage giornalistici, già pubblicati nelle più importanti testate mondiali come il New York Times e National Geographic. I vincitori, suddivisi in diverse categorie, hanno avuto la meglio tra 64823 altri scatti, a colori e in bianco e nero, realizzati in ogni latitudine, cogliendo pratiche antichissime, riti o gli effetti dei grandi disastri ambientali successi negli ultimi anni.

La foto vincitrice del premio assoluto come World Press Photo of the Year è quella della canadese Amber Bracken, nella quale si vedono gli abiti rossi appesi a Kamloops, per commemorare le 215 tombe non contrassegnate alla trovate alla Kamloops Indian Residential School. La storia giornalistica dell’anno è invece quella fotografata da Matthew Abbott per National Geographic, che racconta il modo con cui gli indigeni australiani bruciano spontaneamente il sottobosco per prevenire incendi in scala più grandi. Questa pratica viene messa in atto in Australia da migliaia di anni ed è stata documentata perfettamente da Abbott. Ci sono anche reportage portati avanti per anni, come quello di Lalo de Almeida, brasiliano che in Distopia amazzonica ha raccontato la deforestazione del polmone verde del Brasile anche a causa delle politiche ambientali del presidente Jair Bolsonaro. I volti spaesati degli indigeni hanno regalato scatti dalla forte importanza giornalistica e antropologica.

I vincitori oltre al montepremi avranno la possibilità di comparire nel World Press Photo Yearbook 2022, annuario che raccoglie le immagini più belle e i commenti della giuria per ciascuna foto, pubblicato in sei lingue e disponibile a partire da inizio maggio. Sempre nello stesso periodo partirà il tour mondiale della mostra, che nel 2021 ha toccato 66 città in 29 stati.

Gli scaffali sono pieni di narrativa che entra a fondo nella storia artistica e personale di Jean-Michel Basquiat, pioniere del graffitismo americano elevato a forma d’arte rispettata, da collezione ed esposta nei più importanti musei del mondo. Se le amicizie con Andy Warhol e Keith Haring sono ormai raccontate da molti dei partecipanti della scena artistica newyorkese degli anni ’80, se la storia d’amore con Madonna fa parte del lato più pop della storiografia legata a Basquiat, il 9 aprile a Manhattan inaugura una mostra che svela aspetti più intimi del pittore, attraverso le fotografie dell’album di famiglia. Il progetto si chiama “Jean-Michel Basquiat: King Pleasure©” ed è curato dalle sorelle Lisane e Jeanine, più piccole dell’artista e che lo hanno vissuto prima come fratello maggiore, timido e scherzoso, poi come un artista di fama mondiale.

Oltre 200 opere inedite tra scatti e manufatti legati alla famiglia di SAMO©, dal rapporto di amicizia con il padre Gerard a quello con la madre Matilde, colei che ha fatto scattare la scintille dell’arte al piccolo Basquiat portandolo a spasso per i musei di New York. Attraverso le foto di famiglia si ripercorrono gli anni a Flatbush e poi a Boerum Hill a partire dal 1972. Alcuni scatti mostrano anche il biennio in Porto Rico, nel quale la famiglia si era trasferita per un’opportunità di lavoro del padre Gerard. Il ritorno a Brooklyn nel 1976 coincide con l’inizio dei primi seri esperimenti artistici, che porteranno alla prima opera venduta a Warhol nel 1979 (Stupid Games, Bad Ideas) e alla prima personale del 1982 alla Annina Nosei Gallery. Nella mostra si racconta di un Jean-Michel Basquiat divertito nel costruire pupazzi di neve in mezzo alla strada, o a raccogliere mele con tutta la famiglia. I ritratti con in braccio le due piccole sorelle restituiscono un’atmosfera familiare facile da cogliere a molti, raccontata proprio dalle due curatrici in un articolo su Wepresent. Una mostra che è il contrario del pop, contenitore dentro il quale è spesso stato inserito Basquiat, non spirito collettivo ma nucleo minimo di affetti e creatività.

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